Per definire problematiche legate ai tendini è ancora spesso erroneamente utilizzato il termine “tendinite”, termine che in realtà è stato da tempo sostituito dalla definizione TENDINOPATIA. Numerosi studi hanno dimostrato, infatti, come il persistere di questa problematica non sia dovuto principalmente ad un processo infiammatorio, che può essere comunque presente, ma più ad un cambiamento degenerativo nella struttura tendinea.
Per entrare più nello specifiche il che ci aiuta a comprendere meglio quello che verrà spiegato in seguito, queste alterazioni includono:
– attivazione eccessiva di tenociti: i quali sottraggono spazio alla matrice extracellulare e comportano una modifica della funzione cellulare
– alterata architettura di fibre collagene: le fibre collagene sono indebolite, meno compatte con la conseguenza di una ridotta capacità di assorbire forze
– presenza di proteoglicani più grandi: che immagazzinano più acqua e gonfiano il tendine
– proliferazione di vasi sanguigni e nervi: i primi sfaldano ulteriormente i fasci collagene all’interno del tendine, i secondi facilitano la percezione dolorifica.
Ma come fare a capire se ho una Tendinopatia?
Solitamente i sintomi sono un dolore localizzato al tendine, rigidità e dolore mattutino che migliora con il movimento, mentre durante l’attività fisica migliora durante il riscaldamento ma aumenta con l’aumento del carico.
Il paziente spesso riferisce una sintomatologia di lunga durata che migliora con il riposo o l’assentarsi dall’attività sportiva e che riacutizza una volta che si riprende la suddetta attività.
Questo perché la maggior parte dei pazienti non riceve una cura adeguata, che non agisce sulla causa principale del problema.
I fattori principali che portano ad una tendinopatia infatti sono: l’eccessivo e/o repentino carico sul tendine protratto nel tempo il quale non permette il giusto adattamento del tendine ad esso , così come l’assenza di carico che indebolisce il tendine e favorisce la comparsa di tendinopatia una volta che esso viene aumentato senza una corretta progressione.
Il punto chiave quindi è il Corretto Dosaggio del Carico; se esso supera la capacità del tendine, il rischio di incorrere in una tendinopatia aumenta.
Come ho spiegato, un tendine sofferente perde la sua capacità di sopportare il carico, quindi a questo punto possiamo scegliere se diminuirlo per ridurre i sintomi, rinforzare il tendine per aumentare la sua capacità di sopportazione oppure fare entrambe le cose.
Il motivo per cui gran parte dei pazienti continua a soffrire di questa patologia è perché ci si concentra soltanto sul primo aspetto; togliendo il carico migliorano i sintomi, ma una volta ripresa l’attività essi ritornano.
Ma allora i classici trattamenti passivi prescritti a cosa servono?
Nella cura delle tendinopatie vengono spesso utilizzati trattamenti passivi come le terapie fisiche (laser, tecar , ultrasuoni) o massaggi del tendine. Questi trattamenti si fondano sulla concezione che il tendine infiammato deve essere “disinfiammato” per togliere il dolore.
Le attuali evidenze scientifiche ci dimostrano che questi trattamenti non hanno grossa efficacia nella risoluzione del problema a lungo termine, e dopo aver letto questo articolo è possibile comprenderne il motivo: il problema principale non è l’infiammazione, ma la perdita di tolleranza di carico del tendine e nessun trattamento passivo può ridare al tendine la forza e resistenza al carico che aveva prima.
Come si può guarire allora?
Il miglior trattamento per le tendinopatie consiste nella corretta prescrizione di esercizi in grado di ridare al tendine la sua capacità di tolleranza.
Studi dimostrano che l’esercizio agisce sulla sintesi di fibre collagene e sulla riduzione dell’attività dei tenociti che, come è stato dimostrato all’inizio di questo articolo erano alterate; non meno importante l’esercizio ha un effetto analgesico. Un approccio attivo quindi porta ad un migliore recupero e ad una risoluzione completa del problema.
La tipologia e l’intensità degli esercizi dovrà essere graduata in base alla fase della tendinopatia, acuta o cronica, ed in base alle caratteristiche del paziente. Perciò è necessaria una meticolosa valutazione fisioterapica in grado di fornire al paziente le giuste indicazioni sul trattamento.
Nel prossimo articolo andremo ad approfondire le modalità di somministrazione dell’esercizio e la progressione del carico per un graduale ritorno all’attività sportiva.
IN SINTESI… 3 CONSIGLI:
1) Evita il riposo completo
2) Non affidarti soltanto a trattamenti passivi
3) Non affrettare la riabilitazione
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Bibliografia:
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